Počasni natpis Maksimina Tračanina iz Narone
Abstract
L'iscrizione in cui si leggono i nomi dell’imperatore Massimino e di cesare Massimo fu scoperta casualmente in uno scavo di circa quaranta anni fa a Lučica di Vid, nelle immediate vicinanze della porta nord-ovest dei ruderi di Narona ed è attualmente conservata nella Raccolta archeologica di Vid. Si tratta di una lastra litica semplice, biprofilata, lunga 64, alta 51 e spessa 14 cm, spezzata in due parti di cui la sinistra maggiore comprende anche la massima parte dell’iscrizione, mentre la parte destra venne ricuperata solo nel frammento minore (tav. 1). La didascalia è formata da sei righe di ugual altezza (3,6 cm) scolpita in lettere capitali abbastanza regolari e nonostante le prime quattro righe risultino in seguito smartellate (interessante però che le parole cesare Massimo non sono state scalfite) l’iscrizione è leggibile abbastanza chiaramente. Le difficoltà sorgono nel tentativo di ricostruire la didascalia all’ultimo rigo: la questione è se si deve alla fine dell’iscrizione leggere Naronitano[rum c(ivitas)], o p p u re__ [res p(ublica)\ o semplicamente Naronitano(rum). L’iscrizione esprime agli imperatori il segno di dedizione di sudditanza (captatio benevolentiae), comprensibile giacché si tratta di un imperatore marziale dall’indole barbaresca, convinto che è possibile governare solo con erudeltà. A conferma di ciò sorgono inoltre numerose pietre migliari in Dalmazia (di numero quattordici, vedere sopra) ed anche nelle altre province (per. es. in Pannonia). Quattro provengono persino dalle vicininze di Narona, da Prud e Crnici, vale a dire da due o tre miglia di distanza dai resti dell’antica città, di cui una non fu ancora pubblicata (no 4 dell’elenco) e che porta la didascalia abbastanza lesionata (damnatio memoriae). L’autore offre la recostruzione anche di questa incisione (tav. 2/1), conservata presso la stessa Raccolta, spiegando le eventuali varianti di interpretazione della lettura: poteva esser stato omesso il cognome dell’imperatore Verus e l’appellativo Augustus, cosa riscontrata anche su altre pietre migliari di Massimino in Dalmazia (a Prud, Crnici, Donja Bijenja). Nonostante la maggioranza delle pietre migliari massiminiane data dell’anno 236 (trib. pot. II imp. I l l cos) sono formulate alquanto diversamente una dall’altra e in particolare modo le abbreviazzioni. Ora, da dove tanta differenza quando si tratta di pietre provenienti da Prud e dai vicini Cmiéi? Ed ancora, perchè in località così vicine ed in uno stesso anno vennero erette due pietre dedicate agli stessi imperatori? La conclusione più plausibile propenderebbe per la versione che gli imperatori visitarono Narona per ben due volte di seguito, oppure vi soggiornarono (svernarono) per un certo periodo di tempo e ciò potrebbe essere anche un motivo ragionevole per l’erezione della lapide onorifica. Ma quando ciò avvenne? Massimino conseguì per la terza volta il potere tribunizio il 10 dicembre del 236, mentrè assumeva il consolato già il 1° di gennaio dello stesso anno. T utt’e quattro le pietre migliari sorsero dunque nell’intervallo fra gennaio e dicembre di quell’anno. Ma visto che l’acclamazione a imperator III cade nella metà del 236 (lo stesso anno venne proclamato anche imperator IV) la datazione delle pietre migliari di Prud e Crnići può venir limitata al periodo gennaio—luglio (?) dell’anno 236. Massimino Tracio e suo figlio Massimo trascorsero tutto il loro regno per la maggior parte in Pannonia, respingendo alle frontiere settentrionali le incursioni dei tarm ati e dei Daci (Sermaticus maximus e Dacicus maximus, entrambi del 236). Il quartiere generale di Massimino era dislocato a Sirmio. E mai visitarono Roma, ma è verosimile che andessero a Salona e a Narona. Forse Massimo sedò una rivolta in Dalmazia e se ciò avvenne, ossia se insurrezione vi fu in quella provincia, essa dovette sfociare nell’anno 236 e legata a questo avvenimento potrebbe risultare la lapide onorifica di Narona nonché le successive erezioni delle pietre migliari a Prud e Crnici. In fondo bisogna sottolineare che il delfino Massimo fu una mera contrarietà del proprio crudele padre (homo natura ferox) nonché persona colta (et pulcher et scolasticus et ad Graecas munditias eruditus esset, SHA, Maxim. 27, 3). (Da ciò potrebbe derivare che l’iscrizione onorifica sia stata dedicata a Massimo che forse per un periodo visse a Narona e fu benvoluto dal popolo naronitano). Le fonti taciono sull'soggiomo di Massimino e Massimo in Dalmazia, ma a pensare che ciò avvenne inducono però le didascalie onorifiche di Narona e le pietre migliari erette per ben due volte.
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