Rimsko ali baročno doprsje iz stare Ljubljane?

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  • Emilijan Cevc

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Nel sobborgo dei Cappuccini di Lubiana (Kapucinsko predmestje), come veniva allora chiamata la località presso l’odierna »Kazina« (a suo tempo atfacciantesi sulla via Šelenburgova, l’attuale via Titova), sorgeva una casa con annessa osteria detta »Zur Goldenen Schnalle« (Presso la fibbia d’oro) demolita nel 1878. In una nicchia sovrastante la porta d’ingresso era sistemato un busto virile scolpito nella scura pietra calcare proveniente da Podpeč e che, da qui rimosso, venne suc[1]cessivamente trasferito al Museo Nazionale (allora Museo Regionale) ma ora sta esposto nel reparto dell’ Evo Antico presso il Museo Civico di Lubiana.1-2 La scultura misura in altezza 32,3 cm, risulta solo sommariamente lavorata nella parte posteriore, raffigura un’anziano paffuto dal naso schiacciato, labbra arricciate e capigliatura romana, perciò fu a suo tempo ritenuto opera romana proveniente dalla seconda metà del I see. d. C. Ma ultimamente un dubbio si insinuò tra gli archeolo[1]gi sull’ origine antica dell’ opera4 e. B. Saria lo mise a confronto con i plastici barocchi, in particolar modo con quelli caricaturali di Messerschmidt.5 Veramente, la pittoresca e naturalistica lavorazione messa in mostra dal busto lubianese non regge a confronto delle opere scultoree dell’ Antico e nemmeno con quelle sorte sotto l’influsso naturalistico ellenistico tendenti a rilevare il tipo vivo e naturale, se non proprio caricato, della faccia. Per poter comparare e distinguere vogliamo qui solo accennare alla testa del giovine Centauro della Villa Andriana di Tivoli (Roma, Museo Capitolino), alla testa dell’ imperatore Vitellio (Copenaghen, Ny Carlsberg-Glyptotek), oppure al ritratto carattero-psichico del filosofo Seneca, se anche solo in copia del III see. su originale del I see. (Berlino, Staatliche Museen).6 Sul busto lubianese non si può intravedere quella struttura stereometrica traboccante anche sui plastici veristici dell’epoca augustea nonché su quelle sculture ellenisticamente sensibilizzate, su cui mai compare il pittoresco e casuale incanto del fremito vitale che eclissa l’espressione dello spirito, dell’intelletto, della volontà e dell’importanza del ritrattato. La lavorazione della scultura lubianese non è solo naturalisctica ma anche nei particolari viva e irrequieta, visivamente tremolante, tanto che ci pervade la sensazione che lo scultore l’ebbe più a plasmare che a scolpire giacché nell’espressione facciale non troviamo niente di solido né dato per definitivo; la scultura e vivificata da un graduale accrescimento del temperamento sensitivofantastico senza ombra veristica ; la finitura è visiva e non tattile ; anche le venature della scura pietra aumentano gradualmente la pittoresca espressione della totalità, letteralmente in »movimento« e cangiante negante la dura materia litica; la figura è piena di una forza interiore, apparentemente più istintiva che spirituale o intellettuale. Però non siamo in grado di stabilire chi dovrebbe rappresentare questo busto: forse si tratta di un ritratto di negro, forse, più probabile ancora, di un’immagine di gladiatore. La pietra di Podpeč, comunque, sta a provare che la scultura nacque a Lubiana, mentre le caratteristiche stilistiche postberniniane provano che ciò avvenne verso la fine del XVII o agli inizi del XVIII see. Dal modello e dalla espressività si può dedurre che si avvicini alle opere uscite dal lavoratorio del lapicida lu[1]bianse Luka Mislej a cui, tra gli anni 1712—1716, prese parte lo scultore padovano Angelo Putti (Pozzo), creando da queste parti parecchie sculture per altari, le cariatidi »due giganti« del portale del Seminario di Lubiana e, nel 1712, anche le statue di quattro vescovi emoniensi situate sotto la cupola della cattedrale lubianese.9 E proprio le faccie di questi ultimi si avvicinano fortemente al busto considerato, specie la glabra, fortemente modellata, faccia del vescovo Florus dallo spor[1]gente labbro inferiore a dalla schiacciata radice nasale. Perciò, come tutto sta a indicare possiamo anche il nostro busto ascrivere allo scalpello di Putti e al tempo attorno anno 1715. Ma chi ne ha fatto la commissione e come fini sulla facciata della casa nel sobborgo dei Cap[1]puccini resta un mistero. All’epoca il fabbricato apparteneva alla notabile e culturalmente molto intraprendente famiglia Florjančič (Floriantschitsch) de Grienfeld. Janez Štefan Florjančič (1663—1709), membro dell’ Aca[1]demia Operosorum, era dottore in scienze giuridiche e avvocato degli Stati Provinciali carniolini nonché noto numismatico; il di lui figlio, Janez Dizma (nato nel 1691 — data e luogo di morte sconosciuti), era sacerdote, astronomo, geografo e cartografo e il fratellastro di questi, Viktor Bernardo (nato nel 1698), si occupava anche di architettura.11-13 Probabilmente a commissionare il busto era questa culturalmente emancipata famiglia o fors’anche lo ebbe a comperare già ultimato collocandolo a ornamento della facciata della propria casa; comunque si può ben dire che questo busto era già in partenza destinato per nicchia e ideato perciò come plastico a libera collocazione.

Prenosi

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Biografija avtorja

Emilijan Cevc

Slovenska akademija znanosti in umetnosti

Prenosi

Objavljeno

1974-03-08

Kako citirati

Cevc, E. (1974). Rimsko ali baročno doprsje iz stare Ljubljane?. Arheološki Vestnik, 25. Pridobljeno od https://ojs.zrc-sazu.si/av/article/view/9769

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Rubrike

Diskusija, knjižne ocene