Antični grob iz Šahovca pri Dobrniču
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A Šahovec presso Dobrnič un contadino, arando il campo, conficò per caso il vomere in una tomba collettiva intatta, costruita con lastre di pietra e corredata con una mensola su cui erano collocati oggetti vitrei infranti (T. 2:4) e, da questi con una cresta separato, due urne capaniformi (T. 1:1, 2), mentre sul fondo giacevano un vaso con due manici, un bicchiere vitreo crespato (T. 2 :2 ) e una lucerna rovinata con l’impressa didascalia «Fortis» (T. 2:1). Le urne contenevano molte ossa bruciate e, una di queste, dotata di feritoie, aveva annesso un soldo di Antonino Pio, mentre l’altra conservò bruciati i resti di due braccialetti ferrei (T. 2: 7, 8), pezzi, con ogni probabilità, facenti parte di una fibula di ferro (T. 2: 9, 10), uno spezzato anello di ferro (T. 2:6), un pezzo di vetro fuso (T. 2 : 3) e una fibula bronzea a gomito (T. 2 : 5). Si tratta dunque di un’esempio classico di tomba collettiva fors’anche familiare (genitori e rampollo?). Per l’urna vitrea incontriamo delle analogie per es. a Emona,13"15 a Sv. Miklavž presso Maribor,18 con un prolungato periodo d’uso, ma per il bicchiere crespato non incontriamo delle forme di approssimazione.21 Si potrebbe comunque porre a confronto con i bicchieri Isings 95 reperiti in continuità dalla fine del I. see. d. C. fino agli inizi del III. see.19 Entrambi le urne capaniformi, daH’ornamento primitivo simboleggianti vari elementi architettonici,10 trovano riscontro nell’urna di Drnovo inserita, secondo lo schema cronologico di P. Petru, nella piena prima metà del sec. II. d. C.° Fa parte di una rara scoperta il vaso a due manici, formalmente legato agli esemplari emoniensi21 e di Dolenje Polje22 dai marcati elementi preistorici,25 ma compare già nel I. see. mentre risulta molto usato in quello seguente.24 Molto più frequenti sono le lucerne di questo tipo — Loeschke X28 ossia Ivänyi XVII;27 la fibula bronzea a gomito è legata da affinità a quelle di Straža31 ossia Neviodunum,36 ma non può essere più precisamente cronologicamente definita essendono noto l’uso che va dalla seconda metà del I. see. fino al IV. see.23 La datazione del sepolcro va fondata sulle nuove scoperte che lo pongono negli ultimi lustri della prima metà del II. see. e ciò in particolare confermato dalle due urne capaniformi, restando però ancor sempre la possibilità che il limite superriore venga spostato nella seconda metà dello stesso secolo. La datazione va considerata per tutta la tomba unitariamente presa in seguito alla compattezza e inviolabilità riscontrati nonché all’uniformità degli annessi. Con ogni probabilità la tomba apparteneva alla popolazione indigena vissuta in qualche villaggio o podere isolato essendo noto che urne del genere emergono sul territorio a suo tempo occupato dalla tribù dei Latobici.34 E’ interessante annotare che nelle località viciniore non vi sono state fatte scoperte analoghe35-38 e che sono rimaste ignote nella nota necropoli di Pristava presso Trebnje appartenuta all’abitato dell’Evo Antico, Praetorium Latobicorum, ma che sono però pervenute alla luce nella necropoli presso l’odierno villaggio di Jezero,37 distante solo alcuni chilometri, e biucato nei pressi dell’antica strada consolare Praetorim Latobicorum — Neviodunum.
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